Sempre a Dicembre, Pier Luigi Lipparoni, detto "Nino", dopo aver partecipato il mese precedente  con “esito favorevole per la Branca Esploratori”  al Campo di Primo tempo in quel di San Piero a Grado,  su proposta di Don Teodoro Biondi, Assistente Ecclesiastico, ma anche temporaneo Commissario di Zona (carica quest’ultima che ricoprì per nove mesi sostituendo Elio Bernini fino agli inizi del 1951), riceve la nomina di Aiuto Capo con brevetto n.24 e gli viene affidato l’incarico di dirigere il Riparto Rosignano 1 quale “Facente Funzione di Capo Riparto” al posto di Luciano Pagni che era partito con destinazione San Giorgio a Cremano per il servizio di leva.

A Rosignano però continuano a mancare i “Capi Effettivi” ; Luciano Pagni era infatti inizialmente un Istruttore Designato (carica trasformata poi in Capo Designato nel 1949 in seguito alla prima riforma della Formazione Capi promossa da Mario Mazza),  il che si traduce in un problema pratico piuttosto  curioso: le Promesse scout dovevano essere pronunciate davanti ad un incaricato della zona che quindi doveva recarsi appositamente sul posto:  capita così che qualcuno abbia dovuto  “ripetere” la Promessa in quanto quella fatta precedentemente davanti a un “non autorizzato” non poteva essere ritenuta valida (alla faccia della burocrazia !). 
Nell’archivio cartaceo si trovano anche alcune disposizioni “cerimoniali”  da seguire per il corretto svolgimento:

“Disponete in modo che sia possibile una breve riunione dei Dirigenti. Sia usato per la Promessa il Cerimoniale secondo le nuove direttive, e cioè con la consegna del fazzoletto, cappellone e bastone. Vi suggeriamo di fare alla vigilia una veglia secondo il manuale “La Promessa” di Mons. Nobels”.

Vale la pena a questo punto di fare una breve regressione per riportare un’ altra testimonianza  di un vecchio ex-scout.  Come avete potuto leggere poche righe sopra, solo dopo aver pronunciato la promessa  ogni esploratore riceveva, oltre al fazzolettone,  il cappellone ed il bastone ferrato (che restavano comunque di proprietà del gruppo e che quindi dovevano essere restituiti se lo scout lasciava il Riparto).  Al Rosignano non mancavano i bastoni  ma i cappelloni rimasero un sogno per diverso tempo. In un articolo scritto per “il Tirreno” in occasione del 60° anniversario della fondazione, Dino Dini ricorda:

Con un foulard amaranto al collo e un bastone chiodato in mano eravamo pronti ad affrontare le grandi praterie. Ma mancava il cappello, quello a larghe tese che è il distintivo, in un certo senso, dello scout. I soldi per comprare questi cappelli non c’erano, ma a quel tempo non ci mancavano le risorse di altra natura.
Decidemmo di allestire uno spettacolo al quale sarebbe intervenuto un bel pubblico di genitori, parenti e amici che, pagando il biglietto, ci avrebbe permesso di acquistare i tanto agognati cappelli da scout. Fulvio Montagnani presentò lo spettacolo arricchendo i suoi interventi con simpatiche e naturalmente castigatissime barzellette. Franco Tempestini, Beppe Nardi e il sottoscritto interpretarono alcune scenette comiche sollevando grande ilarità fra gli intervenuti. Giorgio Astronomi si esibì  in alcune imitazioni di attori del cinema di quell'epoca.  Sergio Ceppatelli alla fisarmonica e il compianto Enrico Lupi alla batteria eseguirono alcuni motivi musicali di moda.  Mi ricordo che la batteria del Lupi era costituita da un'asta dotata di un piatto d'alluminio e da una scatola di cartone che fungeva da grancassa. L'avvenimento teatrale si svolse nell'atrio dell'abitazione di Don Ezio, attigua alla parrocchia,dove era stato allestito un piccolo palcoscenico con relativo sipario; nel resto dell'atrio abbastanza ampio, una sessantina di  sedie formavano una piccola platea. il pubblico intervenne in massa, tanto che si dovette tenere aperto il portone dell'atrio con alcuni spettatori all'esterno e il successo fu strepitoso.
E fu così che i primi esploratori di Rosignano ebbero i loro cappelli. E il buon Don Ezio era raggiante.”

Alla fine del Febbraio 1951, Ugo Fancelli succede a Don Teodoro Biondi come Commissario della Zona di Livorno che in quel periodo è formata dal gruppo Livorno 2, dal Riparto Livorno 4, dal gruppo Livorno 7 (fondato da Don Teodoro nel 1947), dal gruppo Rosignano 1, dal Clan Suvereto 1 e dal Riparto Grosseto 1.

Alla fine dell’ Ottobre di quell’anno, Umberto Rosati, Incaricato Zonale per la branca esploratori, invia una lettera a Nino Lipparoni informandolo che il Commissariato ha deciso di fare il 25 novembre successivo una uscita a Rosignano con tutti gli esploratori livornesi, per dare l’opportunità agli scout di Don Ezio di partecipare al completo e fare un po’ di attività in comune con i “vicini”. Visto che viene considerato pratico del luogo, Nino viene incaricato di cercare un posto adatto all’uscita e alle attività previste. Nel 1952 infatti è programmato un  San Giorgio regionale  e l’uscita a Rosignano  è anche l’occasione, come scrive Rosati,   per “effettuare quelle prove necessarie per fare una discreta figura al campo”.  Nino fa il suo dovere e una settimana dopo ha già organizzato tutto. Il  Commissariato conferma quindi la data dell’uscita, ma tra le  19,45 e le 20,00 del 14 novembre successivo, l’argine maestro del fiume PO  cede nei comuni di Canaro ed Occhiobello in provincia di Rovigo  ed una massa immane d’acqua si riversa sulle terre del Polesine dando inizio ad una catastrofe di enormi proporzioni, che per estensione delle zone allagate e per la quantità di acqua esondata può essere considerata la più grande alluvione che abbia mai colpito l’Italia in epoca contemporanea.

Così, il 22 Novembre, Umberto Rosati scrive:

Carissimo Nino, ti comunico che per disposizioni impartite dal Commissario di Zona  Dott. Fancelli, tutte le attività scoutistiche devono essere limitate al massimo, dovendo tutti gli iscritti alla nostra Associazione dedicarsi, fino a quando vi sarà necessità,  alla raccolta di fondi, indumenti, medicinali ecc. per gli alluvionati del Polesine. Qui a Livorno, come certamente  saprai, gli esploratori hanno svolto e svolgono da quattro giorni, un servizio pro alluvionati davvero encomiabile. Spero che anche voi a Rosignano avrete già fatto qualche cosa, se così non fosse iniziate subito, mettetevi in contatto con le autorità locali o con questo Commissariato, che sarà ben felice di darvi qualsiasi schiarimento. Don Biondi, insieme con Rovers ASCI e GEI è partito ieri per Rovigo con tre camion di roba per quelle popolazioni.  Fancelli si raccomanda, e confida sull’iniziativa e la generosità di tutti perché sia svolto da tutti gli scouts  un servizio realmente ammirevole. Per la gita non so dirti niente, ti riscriverò perché per ora con Ugo Fancelli non c’è neanche da parlargliene. Tanti cari saluti, i  migliori auguri, tuo Umberto”

Anche Rosignano Solvay si mobilita: in data 26 Novembre viene costituito su mandato del Sindaco un Comitato Frazionale “Pro Alluvionati” per la raccolta di aiuti ed il gruppo scout Rosignano 1 viene invitato a farne parte. Con un pianale agricolo appartenente alla fattoria Guerrini (situata allora dove adesso si trova la scuola “Europa”), insieme ad esponenti dei partiti politici e di altre Associazioni, gli esploratori percorrono il paese raccogliendo indumenti e generi alimentari che vengono convogliati presso il Teatro Solvay da dove prendono poi la via per raggiungere le zone disastrate.

Nel 1952 alla guida del Clan Gian Franco Pardera sostituisce Piero Mercuriali, mentre in Riparto troviamo i (Facenti Funzione, F.F.) Franco Tarchi e Romano Nosei. Succedono a Nino Lipparoni che in Gennaio aveva dato le sue dimissioni per motivi personali.  La prima uscita di quell’anno  viene svolta il 23 marzo, e Romano, nel suo nuovo ruolo “dirigenziale” scrive un dettagliato resoconto dattiloscritto che è rimasto in archivio e che vale la pena riportare fedelmente:

Stamani dopo avere ascoltato la S. Messa e fatti gli ultimi preparativi, siamo partiti alle ore 8,20 salutati dal nostro A.E.  Le tre squadriglie, Aquila, Leone e Volpe, si sono incamminate lungo la spiaggia marciando in fila indiana e cantando inni scout. Per me era una vera gioia vedere questi ragazzi marciare con i loro zaini in spalla, animati da un entusiasmo quasi commovente. Io e Franco Tarchi, i F. F. di Capi Riparto, ci guardavamo soddisfatti dei nostri ragazzi. Dopo tutte le crisi avute nel nostro Riparto speriamo che questa sia stata l’ultima e che questa prima uscita segni l’inizio di una vita scout e di una serie di uscite e di campeggi necessari per uno scout. Una cosa però è certa, che se in questi ragazzi rimarrà sempre quell’animazione e quello spirito che avevano oggi, potremo essere fieri del nostro Riparto.
Arrivati nel posto prestabilito, e precisamente nella pineta vicino Vada, abbiamo piazzato le tre squadriglie e una tenda in mezzo a queste. Dopo di ciò è stata fatta l’alza bandiera e, a dire la verità, mi è venuto il nodo alla gola a vederci tutti riuniti intorno a quella pianta dove era la bandiera e a guardare salire quel tricolore per il quale tanti sacrificarono la loro vita. Forse sarò troppo sensibile ma credo che questo non sia successo a me solo. Quindi i ragazzi si sono separati per andare a cercare la legna per il fuoco e per preparare le cucine. Verso le ore 10,20 abbiamo avuto la gradita visita del Commissario di Zona, il quale dopo essersi intrattenuto un po’ con me e col Tarchi, ha ispezionato le varie squadriglie e i loro rispettivi fuochi per cucinare. Intrattenendosi con i cuochi e con i C.S., dava loro utili e fraterni consigli sul modi di fare i fuochi e di disporre le masserizie. Poi, dopo aver parlato con i C.S. si è accomiatato salutato dai F.F.
Nel momento che scrivo si stanno accendendo i fuochi; ed è un vero spettacolo vedere i ragazzi indaffararsi e fare a gara a chi accende prima le loro cucine.
Non dico che sia stato un pranzo da signori ma nel suo complesso non mi posso lamentare. Durante il pranzo non vi è stata grande disciplina, però ciò è compatibile pensando che questa è la prima uscita. 
Alla fine del pranzo è stato fatto un atto da parte di una squadriglia, il quale mi ha fatto molto piacere: il cuoco e il C.S. del Leone, passando da una squadriglia all’altra, hanno offerto una tazza di buon tè con grande meraviglia di tutti, dato che nessuno sapeva ciò. Terminato il pranzo i ragazzi hanno fatto pulizia e sistemato la propria roba mettendo tutto al proprio posto. 
Dopo circa un’ora di riposo, abbiamo fatto alcuni giuochi, tra i quali “Pilotaggio al radar” e “Giuoco dello scalpo” ed altri. Si è sempre distinta la squadriglia dell’ Aquila. […]
Verso le ore 17,30 è stata fatta pulizia generale al campo e preparativi per la partenza. Quindi, dopo l’ammaina bandiera, ognuno ha messo il sacco in spalla e abbiamo fatto ritorno alla nostra sede. 
Prima di entrare in sede siamo passati di chiesa per il ringraziamento; quindi ognuno è tornato alle proprie abitazioni felice e contento della giornata, trascorsa in cordiale amicizia scout.”

Ad Aprile il Riparto partecipa al San Giorgio Regionale a Firenze. Il campo è intitolato al marchese Ugo di Toscana, la cui insegna, uno scudo “di rosso a tre pali di argento”,  sebbene con i colori invertiti, è stato adottato, combinato con l’iniziale serto di foglie di quercia,  come stemma regionale toscano dall’ ASCI.  In una lettera inviata a Franco e Romano il successivo 28 Maggio, un soddisfatto Don Teodoro Biondi dichiara: “Sono rimasto contento della vostra partecipazione a Firenze”.

A Giugno, Nino Lipparoni chiede di essere riammesso dopo le sue dimissioni presentate  sei mesi prima e rientra nel  gruppo.  Romano e Franco ricevono la comunicazione dalla Zona che sono stati accettati al Campo Scuola ma Franco fa sapere al Fancelli che né lui né Romano vi potranno partecipare.
Dal 14 al 28 luglio gli esploratori del Rosignano 1  partecipano al campo estivo che  si svolge presso Madonna del Monte  all’ Isola d’Elba; è un avvenimento congiunto di Zona a cui vengono invitati anche i “cugini” del GEI poiché in quel periodo ricorrono i 30 anni dell’ ASCI Livornese (Il Livorno 1° era stato fondato il 12 Agosto 1922) ed infatti Don Teodoro Biondi, A.E. di Zona, lo battezza subito  “Campo del Trentennio” in attesa delle celebrazioni ufficiali dell’evento che si svolgeranno ufficialmente il 5 ottobre di quell’anno presso Villa Letizia all’ Ardenza alla presenza di numerose autorità. Il campo estivo di quell’anno è un evento memorabile che sarà in seguito sempre ricordato come “campo della fraternità”.

Il 1953 vede la squadriglia Volpe del Rosignano 1 vincitrice del “Guidone d’Onore” , il trofeo annuale che la qualifica come “Migliore Squadriglia della Zona”.  L’ambito trofeo, che ha richiesto il successo in  diverse gare tecniche e fisiche è stato conquistato durante il San Giorgio di Zona, svoltosi  in Località Berretta Tonda (vicino a Guasticce). 
Il Campo Estivo annuale si svolge nella stupenda cornice di Canaldoli.

Ma il 1953 è soprattutto l’ anno di  nascita ufficiale, dopo alcuni anni di “rodaggio”, del primo branco lupetti del Rosignano, che però solo nel 1960 prenderà il nome “Pino Solitario”. Nell'archivio cartaceo del gruppo c'è infatti il verbale dell' adunanza di Clan del 30 giugno 1960 che, tra gli emendamenti approvati, riferisce testualmente: "Cambio del nome del Branco da "Kil" a "Pino Solitario". (Kil era molto probabilmente l'errata trasposizione del nome Chil del nibbio dei racconti di Mowgli, che per uno strano motivo in Italia è diventato un avvoltoio !)  A guidare il Branco  per i successivi tre anni saranno Antonio Schincaglia e Mario Cartoni. Di quest’ultimo esiste ancora in archivio il “libro di caccia” dei campi scuola di Firenze e di Gastelgandolfo svoltisi rispettivamente all’ inizio e alla fine di quell’anno.  
I lupetti sono divisi nelle tre sestiglie dei Pezzati, dei Fulvi e dei Neri.

A novembre la Zona decide di organizzare un campetto scuola per Capisquadriglia della durata di tre giorni e chiede la collaborazione di Franco Tarchi e Romano Nosei  affidandogli,  con una esilarante lettera spedita dal segretario del Commissariato Pierluigi Manzetti, l’incarico di occuparsi della cucina:

“[…] Come usualmente abbiamo imparato a fare, chiediamo il vostro aiuto. Niente proteste e venite con tutta la voglia di lavorare che vi distingue.  Credo che il vostro incarico sarà quello di fare morire di fame quei poveri disgraziati che verranno con l’idea di imparare a guidare una Squadriglia. Sicché abbiate pietà di loro e cominciate a farvi qualche cognizione in fatto di menù, minestroni, secondi. Dolci e via discorrendo […]”