A gennaio del 1960 Attilio Favilla invia al Comissariato Regionale la proposta di nomina a Aiuto Capo Riparto per Franco Falagiani e all'inizio del mese di febbraio il Vice Commissario Cosimo Prandi scrive a Nino una lettera per comunicargli che la richiesta è in corso e per chiedergli contemporaneamente notizie sulle intenzioni di Ganfranco Pardera che dovrebbe fare un campo scuola e poi presentare la tesi (avete letto bene ! A quei tempi, oltre ai campi scuola, si doveva anche fare una tesi per essere nominati capi !).
La situazione del Rosignano 1, stando al censimento di quell'anno, è la seguente: Capogruppo e Capo Riparto, Pierluigi Lipparoni, A.E. Don Ezio Rivera, Capo Branco, Maurizio Pardera. I lupetti sono 19, gli esploratori, divisi nelle squadriglie Volpe, Aquila e Scoiattolo sono 17 e infine ci sono 8 rover. Grazie ad una filastrocca ritrovata nell'archivio è possibile ricostruire le formazioni delle tre sestiglie al settembre di quell'anno (ndr i cognomi non ci sono e quindi ce li metto io tra parentesi)
"Ed or ecco signori cari
qua dei lupetti veri.
In ordine alfabetico son qui elencati
perché ugualmente bravi son considerati.
I Bruni son sestiglia di valor
Con Claudio (Gabrielleschi) capo e Dante (Benedetti) suo collaborator
Carlo (Bracaloni), Domenico (Maggiore), Rio (Rossi) che son con lor
sembran davvero lanciati alla conquista dell'allor.
Ecco ora i Fulvi che arrivan con velocità
con a capo Marcello (Orlandi) che ha dell'agilità
Son con lui assieme, Sergio (Taddei), furbo biondino,
Massimo (Battini), Mauro (Granchi), Moreno (Aringhieri), e Maurino (Battini)
I Pezzati hanno a capo il prode Pietro (Bernardini)
con il robusto Renzo (Bianchi), vice, che cerca di non stargli dietro
Agostino (Migone), Claudino (Ferrari), Roberto (Frassinetti) e Franco (Bulichelli)
son quelli che con gli altri racchiudono di Rosignano il Branco"
Intanto si avvicina la data del San Giorgio, che all'inizio di quell'anno rappresenta l'avvenimento più importante per i gruppi toscani in quanto si tratterà di un grosso evento regionale. Nel frattempo però, oltre alle normali attività, il gruppo organizza una "gita" collettiva a Parrana, invitato da Don Carlo Leoni che il 18 aprile di quell'anno "prende possesso" della chiesa parrocchiale del paese.
Come si diceva, il quarto San Giorgio Regionale, a cui parteciperanno anche le guide dell' AGI, si svolge nell'anno delle Olimpiadi di Roma e viene anche per questo denominato "Campo dei Cinque Continenti" poiché, come specificato nella lettera di presentazione inviata dal Commissario regionale Giulio Giusti (ques'ultimo al decimo anno nel suo ruolo), nei cinque continenti, ovunque esistono Scout, il 23 aprile tutti rinnovano la Promessa. E dato che fra gli scout non esistono divisioni di colore, di fede o di casta e che tutti gli scout sono fratelli, il San Giorgio sarà incentrato stavolta sul quarto punto della legge e dunque sulla fratellanza.
Nella lettera si specifica quindi che non si tratterà di un campo "tecnico" e non ci saranno costruzioni da fare ed il Commissario si augura che questo non provochi il disappunto o la delusione di qualcuno che forse avrebbe preferito dedicarsi a pionieristica o topografia... (in realtà il programma poi sarà modificato e gli esploratori dovranno vedersela con la costruzione di un tavolo di squadriglia !)
Sono però previsti due grandi giochi, uno "cittadino" ed uno "campagnolo" e tre visite cittadine: una alla redazione del quotidiano "il Mattino", una alle ville fiorentine e una all'Istituto Geografico Militare.
In un avviso successivo, l'incaricato Regionale della Branca Esploratori, comunica che i tre punti che dovranno caratterizzare l'evento e che dovranno quindi essere "messi a fuoco" sono lo STILE, la TECNICA e l'ESPRESSIONE.
Il San Giorgio 1960 si svolge in tre giorni dal 23 al 25 Aprile presso Villa Camerata a Firenze è vede il coinvolgimento organizzativo di ASCI, AGI e MASCI. Il numero dei partecipanti è superiore a quello delle previsioni, l'ASCI è infatti presente con 789 persone tra Capi, Assistenti, Lupetti Esploratori e Rovers, l' AGI conta 264 partecipanti e poi ci sono 25 adulti del MASCI in servizio, per un totale di 1078 persone. In realtà, considerando altri Capi, Assistenti e altri adulti scout intervenuti durante i tre giorni di campo i partecipanti superano le 1100 unità. Lo stile nel complesso buono, l'organizzazione funziona egregiamente ed il giudizio finale è positivo anche se il Commissario fa notare alcuni lati meno buoni che però non hanno compromesso il buon esito dell'evento. Tra questi cita testualmente:
" L'organizzazione dell' Ostello (villa Camerata), nonostante assicurazioni e promesse, ha creato alcune difficoltà che per fortuna sono state superate dai capi e dai ragazzi con spirito di adattamento e con comprensione. La partenza anticipata di alcune unità ha causato delle perplessità alla fine del campo. Si notano ancora stonature nelle uniformi e nei distintivi. In alcuni, specialmente nei meno anziani, si è notata macanza di stile, qualche insofferenza e poco adattamento alla vita di campo."
Comunque sia l' Assistente Regionale Pier Maria Cappuccino che la Commissaria Regionale dell' AGI Frida Gabbrielli si dichiarano pienamente soddisfatti di come si è svolto l'evento.
Il 30 Giugno si tiene una "adunanza di clan" durante la quale tutti i presenti, (mancavano solo Giovanni Cavallini e Massimo Galeotti), approvano l'emendamento con cui si sancisce ufficialmente il cambio del nome del Branco da "Kil" a "Pino Solitario" (ndr, molto probabilmente la grafia Chil era sconosciuta e comunque il nome veniva pronunciato con la "c" dura).
Il Campo Estivo del Riparto si svolge all'Abetone e al ritorno si dovrebbe cominciare a pensare ai preparativi per festeggiare degnamente il quindicesimo compleanno del Gruppo. Ma il 2 settembre di quell'anno, da Firenze, giunge la notizia della morte di Don Ezio Rivera. Qualche mese dopo ecco come ricorda l'avvenimento l'allora diciassettenne Sergio Montagnani:
"Era una sera qualsiasi quella. Il tempo era buono e tutti i baldi rovers del Clan "Stella Alpina" erano riuniti nella vecchia baracca attigua alla chiesa. L'adunanza stava procedendo abbastanza bene: Nino non chiaccherava, Umberto non brontolava, Ivano, strano ma vero, non faceva prediche, Sergio, al solito, sbadigliava imitatao da qualche altro di cui taccio il nome, mentre Franco C., benché lo scirocco non soffiasse, ogni tanto s'intaccava maledettamente; improvvisamente giunse una triste notizia da Firenze: don Ezio era morto. Sembrò che una mano gelida avesse tappato la bocca a tutti. Increduli ci guardavamo, in silenzio. poi con voce bassa e velata distribuimmo gli incarichi per il giorno dopo e, quasi come dei sonnambuli, ce ne andammo. Il giorno dopo fummo tanto impegnati che quasi ci sfuggì di mente quel triste pensiero, ma la sera, quando la bara giunse da Firenze e fu posta nella sala parrocchiale addobbata a lutto, fummo sbalzati di fronte a quella triste realtà. Mentre noi ci alternavamo per fare scorta e per rendere onore alla salma, la gente in continuo pellegrinaggio si avvicinava alla bara. La gente avanzava lentamente con gli occhi rossi di pianto, con le labbra che si muovevano per una sommessa preghiera; si avvicinava lentamente e toccava la bara quasi per rendersi contp di persona che quello non era un triste sogno. Negli occhi di tutti noi potevamo leggere l'incredulità. Forse il pensiero di tutti in quel momento vagava ai tempi trascorsi insieme. Rivedevamo tutti il Don Ezio che nel '45 ci aveva fondati, lo rivedevamo ai campi estivi che indossava la nostra stessa divisa, o alla base del campanile dove a volte ci aspettava per prenderci a pappine se noi vi salivamo; lo vedevamo canyare in mezzo a noi con la faccia arrossata dai bagliori del fuoco di bivacco, lo rivedevamo triste o preoccupato, umile e raggiante nella sua semplicità di buon Pastore. E sembrava che fosse di nuovo accanto a noi, quasi a consolarci, quasi a ordinarci di non pinagere. E quando lo abbiamo lasciato lassù nella piccola cappella di Marittimo ci siamo accorti di tutto ciò che ci veniva a mancare. Ora di lui ne conserviamo il ricordo della voce, delle sue buone parole, dei suoi scapelllotti, dei suoi paterni suggerimenti, ricordo che nessuno riuscirà a scalfire.
Anche Franco Corsi lascia traccia nell'archivio del Gruppo con un suo ricordo personale:
"Tutti sanno che cosa sia stato per noi Don Ezio, e non vogliono essere queste mie povere righe una retorica esaltazione, ma solo una constatazione non priva di un commosso ricordo. Fondatore del gruppo ASCI del nostro paese, ne ha curato sempre con dedizione profonda e sentita lo sviluppo e la vita, in modo tale che un folto gruppo di giovani che ancora operano nell'Associazione e molti altri che si sono inseriti nella vita sociale, devono a lui quello che ora sono sul piano spirituale, sociale, morale. Benché io conosca Don Ezio solo dal 1950 ho avuto luogo di scoprire a poco a poco l'animo di quell'uomo che ora tutti piangiamo. Lo ricordo quando lo vedevamo arrivare ai nostri campeggi, anche se lontani molte centinaia di chilometri dalla sede, sorridente, speranzoso di nostre vittorie, lieto di tutto quello che avevamo da raccontargli, sempre in apprensione sulla nostra salute, pronto ad incoraggiare, incitare, a premiare con la sua affettuosa parola ed il suo caldo sorriso paterno, pronto a ricevere uno sfogo improvviso, ad asciugare una lacrima. Lo ricordo nello scorrerer della normale vita di sede quando, assorbito fino all'eccesso dalla cura delle molte anime, trovava sempre il minuto per scappare in sede a vedere cosa facevamo, dare consigli, stare più con noi.
Come vorremmo risentire ancora quel suo "Bravi ragazzi!" che ci rivolgeva contento di qualche soddisfazione, mentre un allegro lampo giovanile passava nei suoi occhi stanchi. Come vorremmo cancellare dalla nostra mente qualche dispiacere che, nostro malgrado, per la giovane età impetuaosa, gli abbiamo arrecato."
Il 3 settembre 1960, la bara arrivò da Firenze e nella sala parrochiale, adobbata a lutto, fu allestita la camera ardente nella quale gli scout si alternarono per il servizio d'onore: per tutto il giorno una fila incessante di persone si recò a rendere omaggio a Don Ezio.
Domenica 4 settembre, scortato dai "suoi" esploratori, venne trasportato per le vie del paese con la gente che, ai bordi delle strade, si faceva il segno della croce, si genufletteva o gettava fiori; qualcuno fece notare che era la prima volta che don Ezio non andava a piedi ! Inutile dire che alle esequie partecipò tutta Rosignano.
In seguito alla scomparsa di Don Ezio, il ruolo di Assistente del Gruppo viene assunto da Don Giancarlo Pancaccini.
Si avvicina intanto il mese di Ottobre ed il Gruppo si appresta a celebrare il quindicesimo compleanno di vita. I primo abbozzi di un programma dei festeggiamenti risalgono all'agosto precedente quando, durante una riunione di Clan che vede la partecipazione del Commissario Provinciale Attilio Favilla, si comincia a parlare delle cose da mettere in cantiere, tra cui gli inviti ai vecchi scout, la stampa dei volantini e quella delle targhette ricordo. Viene anche comunicato che la Società Solvay ha concesso molto materiale da costtruzione consistente in tavoloni e pali "Innocenti". Si ipotizza addirittura di filmare l'evento. A metà settembre inoltre, Franco Falagiani invia una lettera alla Solvay per verificare la possibilità che la Società possa contribuire con un finanziamento ad "alleggerire" le spese necessarie all'organizzazione dell'evento. La Solvay non si tira indietro e concede (come farà anche negli anni a venire) un contributo di trentamila lire.
L'evento viene denominato "Campo del Quindicennio" anche se in pratica dura soltanto 24 ore, dal pomeriggio di sabato primo ottobre alle ore 17 di domenica 2. Si svolge di fianco alla Chiesa, sul lato sud, ed il programma prevede l'apertura ufficiale alle 16 con la cerimonia dell'alzabandiera, per la cui occasione è stata realizzata una costruzione veramente imponente al centro del campo. Ammaina alle 18 e alle 21 il fuoco di bivacco. La sveglia della domenica è alle 6,30 seguono le pulizie e l'ispezione. Alle 8 di nuovo alzabandiera e quindi la celebrazione della Messa, POI la colazione (offerta dalla Direzione del Campo). Le attività sono svolte a partire dalle ore 10. L'ammaina e la chiusura finale si tengono alle 16,00. All'evento partecipano, oltre ai Lupetti dell' ormai ufficiale "Pino Solitario", ai Rovers del Clan "Stella Alpina" e alle tre Squadriglie di Rosignano, la Sq. Antilope e la Sq. Scoiattolo del Livorno 7 e cinque componenti del Clan "La Fiamma", sempre del Livorno 7 ( tra cui, ovviamente, l'immancabile Attilio Favilla !). Un paio di curiosità: la quota di partecipazione individuale è di 200 lire e gli Scoiattoli vincono il campo con 29 punti, uno in più di Aquile e Volpi (i livornesi non sono conteggiati).
CONTINUA..
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